Dai numeri ai livelli: valutare un percorso “unico”
Come applicare al meglio la nuova valutazione
Proviamo a fare un passo indietro e poniamoci una domanda: che cos’è un numero? Ecco la definizione che ne dà il Dizionario della Lingua Italiana Sabatini Coletti: “Ente astratto con-cepito per essere messo in corrispondenza con gli elementi di un insieme e che permette di stabilire la quantità di tali elementi (n. cardinale), di misurare quantitativamente le grandezze (n. razionale o n. irrazionale) e di indicare la posizione di un elemento in una successione ordinata (n. ordinale)”.
Ebbene, se riflettiamo un momento, come può un “ente astratto che misura una quantità” rappresentare il processo di apprendimento di un bambino e, soprattutto, differenziarne la valutazione individualizzandola?
L’8 dato a Paolo poteva essere lo stesso dell’8 di Safaa? Il percorso che ha condotto Paolo, nato e cresciuto da genitori italiani, ad acquisire una specifica competenza quale ad esempio “Leggere e comprendere”, è lo stesso che ha compiuto Safaa, figlia di genitori non italofoni che arrancano con l’italiano? Nel sistema basato sulla valutazione numerica persisteva il rischio che quell’8 Safaa non lo ottenesse mai, nonostante gli sforzi legati a una strada parecchio in salita. E, aggiungo, poteva un numero valutare in modo oggettivo una prova aperta come un’interrogazione, la produzione di un testo, l’ascolto, il parlato?
Fatte queste premesse, diamo il benvenuto a questa nuova valutazione formativa che vuole mettere in luce le potenzialità di ogni alunno, valorizzando i progressi che sta compiendo, i processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si manifestano i risultati del suo apprendimento. Un monitoraggio utile a far leva sugli aspetti di forza per concentrarsi su quelli ancora da migliorare, in un percorso che è solo suo, non generalizzabile e non paragonabile a nessun altro.
Dunque una rivoluzione copernicana: la valutazione non è più l’obiettivo da raggiungere (quanto hai preso di matematica?) ma lo strumento per raggiungere quello che dovrebbe essere il reale obiet-tivo, cioè l’apprendimento e la crescita personale e culturale.
La domanda che ci poniamo noi insegnanti in questa fase, in cui cerchiamo di comprendere come applicare al meglio questo tipo di valutazione, è la seguente: come possiamo visualizzare le tappe di questo percorso? Quali tipologie di prove dovremo utilizzare? Con quali strumenti potremo valutarle per poi poterle rendicontare?
La risposta che troviamo nelle Linee Guida Ministeriali ci indica la via: accostando gli obiettivi di apprendimento previsti per ogni disciplina al livello raggiunto dall’alunno.
Gli obiettivi però, ci raccomandano le Linee Guida, devono avere caratteristiche ben precise:
- devono descrivere manifestazioni dell’apprendimento in modo sufficientemente specifico ed esplicito da poter essere osservabili, in coerenza con i traguardi di sviluppo delle competenze;
- devono contenere sempre sia l’azione che gli alunni devono mettere in atto sia il contenuto disciplinare al quale l’azione si riferisce, evitando l’uso di descrittori generici che rischierebbero di ingenerare approssimazione e/o equivoci nei giudizi valutativi a utilizzando verbi.
Come sappiamo, l’autovalutazione, cioè il processo mediante il quale il bambino prende atto, da solo, di quello che sa e di quello che non sa, dei punti in cui è “già bravo” e dei punti in cui deve ancora migliorare, nel nuovo modello valutativo trova un posto di primo piano.
Come creare questa autovalutazione? Sarebbe opportuno generarla insieme ai bambini, tuttavia ho inserito di seguito un modello tratto dalle riflessioni emerse su questo argomento dopo una verifica sulla comprensione per livelli estratta da quelle presenti nel sussidiario dei linguaggi Il cerchio dei lettori.
È un’autovalutazione che chiede al bambino di riflettere non solo sui livelli di competenza cui è giunto nel percorso legato alla comprensione di un testo scritto, ma anche di valutare la propria capacità metacognitiva diventando propositivo:
- Quali sono i miei punti di forza?
- Che cosa posso fare per migliorare i miei punti di debolezza?
Perché i bambini sono e devono essere, sempre, orgogliosi costruttori del loro sapere.
Naturalmente a questa valutazione va affiancata la scelta di prove di competenza strutturate ad hoc, da assegnare alla fine di un percorso che non può avere la durata di pochi giorni.
Flavia Franco
Insegnante di scuola primaria, tutor di scienze della formazione primaria, autrice di testi ministeriali e di narrativa, formatrice esperta di didattica della letto-scrittura, giornalista, blogger.