Tre #GoodNews per la natura dall’Italia
Per la Giornata Mondiale dell’ambiente, storie da condividere in classe!
La Giornata mondiale della Terra, che si celebra il 22 aprile, è la più grande manifestazione attualmente istituita a favore dell’ambiente, il momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per festeggiare la Terra e promuovere la sua salvaguardia. Fortemente voluta dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promossa ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, oggi coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 Paesi.
Nata il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Come movimento universitario, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.
Condividiamo tre buone notizie dall'italia sulla natura per celebrare questa giornata!
1. Il barbagianni sta tornando
E lo fa nell’ambito di un progetto di reintroduzione voluto e ideato dal Cras – Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo (CN) che ne prevede il ritorno e la diffusione dopo un periodo di relativa assenza dai territori della nostra penisola. Ma qual è la storia di questo elusivo e magnifico predatore notturno, dallo sguardo “civettato” – il termine ben illustra gli occhi del barbagianni, del resto comuni a molti predatori volatili come la civetta e il gufo, o a quattro zampe, il lupo per esempio – dal piumaggio bianco e dalla particolare forma a cuore del volto, fatto per risaltare nel buio della notte e nelle luci incerte del crepuscolo?
...
Fonte: Lifegate
2. Il Parco nazionale del Gran Paradiso ha salvato gli stambecchi
71 mila ettari di terreno che si sviluppano su due regioni intorno al massiccio del Gran Paradiso, con i suoi 4mila metri di altezza: il Parco nazionale del Gran Paradiso è un territorio vastissimo e scarsamente antropizzato, dove al primo posto c’è da sempre la tutela delle specie che vivono al suo interno. Era l’ex riserva di caccia del re Vittorio Emanuele II ed è stato costituito parco nel dicembre del 1922.
Al momento della costituzione del parco lo stambecco era praticamente estinto, ne rimanevano solo poche centinaia di esemplari, mentre oggi tutto l’arco alpino è stato ripopolato a partire dagli esemplari presenti originariamente sul Gran Paradiso. La specie adesso è fuori pericolo, ma resta minacciata dai cambiamenti climatici
Fonte: Lifegate
3. La ricomparsa del castoro in Italia è una buona notizia
Il castoro non si vedeva in Italia da 500 anni ed è stato avvistato recentemente nei dintorni di Arezzo. La sua presenza aiuta a stabilizzare i corsi d'acqua e proteggere le zone umide. La presenza del castoro viene rilevata in aree a elevata naturalità e poco impattate dall’azione dell’uomo, che mantengono un ambiente tale da consentirne la sopravvivenza e la riproduzione.
Il castoro è inserito tra le specie protette indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat del Ministero dell'ambiente e della Sicurezza Energetica. Per questo il ritorno nell’Italia centrale del più grande roditore d’Europa segna sia un avanzamento della capacità di tutela di fauna e flora, sia il lento abbandono di una cultura predatoria nei confronti di piante e animali.
“Era scomparso da secoli a causa dell'eccessivo sfruttamento per la pelliccia, la carne e l'olio prodotto dalle sue ghiandole, il castoreum, che l’animale mischia con l’urina e utilizza per rendere idrorepellente la pelliccia e per marcare il territorio: in realtà non sappiamo molto sulla distribuzione storica del castoro nell’Italia centrale e meridionale, né delle cause che hanno portato la specie all’estinzione. Presumiamo che le principali siano quelle appena menzionate, le stesse che ne hanno causato il declino e l’estinzione in altre aree d’Europa”, dice Andrea Monaco, zoologo di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale).
Fonte: Wired/Rivista Natura