Educare alla pace e allo sviluppo
Giornata internazionale dell’educazione
L'educazione è un diritto umano, un bene sociale e una responsabilità pubblica.
L’iscrizione nelle scuole primarie nei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto il 91%, ma 57 milioni di bambini ne sono ancora esclusi. Si calcola che il 50% dei bambini e delle bambine che possiedono un’età per ricevere l’istruzione primaria ma che non frequentano la scuola vive in zone colpite da conflitti. Nel mondo, 103 milioni di giovani non possiedono capacità di base in lettura e scrittura, di cui oltre il 60% donne (dati UNICEF).
La giornata internazionale dell’educazione, che si celebra il 24 gennaio, secondo la determinazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, rappresenta un appuntamento istituzionale di grande rilievo per riflettere sul ruolo dell’educazione alla pace e allo sviluppo nel mondo.
L’educazione si può definire, secondo parametri aperti e interrelati, come diritto dell’individuo, come bene della comunità e soprattutto come responsabilità politica. L’educazione, come finalità, definisce, oltre l’orizzonte della formazione e dello sviluppo della personalità, traguardi irrinunciabili connessi alla di tutela e alla protezione dei minori e dei soggetti più vulnerabili. I rischi sono quelli dell’esclusione, della marginalizzazione, dello sfruttamento e della violenza.
Il diritto all’istruzione è stato disciplinato per la prima volta a livello internazionale, al di là di quanto già previsto dalle normative statali, nell’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948. In tale articolo viene affermato che ogni individuo ha diritto all’istruzione e che tale istruzione deve essere gratuita per alcuni gradi, obbligatoria e alla portata di tutti.
Chi non ha accesso all’istruzione non sa nemmeno quali sono i propri diritti, né sa come difenderli. Così la mancanza d’istruzione è alla base di molte violazioni dei diritti umani, tra cui il diritto al lavoro.
ALCUNI DATI
Oggi 258 milioni di bambini e giovani ancora non frequentano la scuola; 617 milioni di bambini e adolescenti non sanno leggere e fare matematica di base; meno del 40% delle ragazze dell'Africa subsahariana completa la scuola secondaria inferiore e circa quattro milioni di bambini e giovani rifugiati non vanno a scuola. Il loro diritto all'istruzione viene violato e negato.
Questi dati sono confermati dall’Istituto di Statistica dell’UNESCO (UIS) che rileva come i numeri si riferiscano, nel 2018, ai bambini e agli adolescenti esclusi dal sistema sia per l’impossibilità di accesso, sia per abbandono scolastico. Di questi, 59 milioni di bambini sono esclusi dalla scuola primaria, 62 milioni dalla secondaria inferiore e 138 milioni dalla scuola secondaria superiore, e tra essi, la maggioranza viene rilevata nell’Africa subsahariana.
Tale situazione è stata ulteriormente aggravata e compromessa dai cambiamenti che la pandemia da covid-19 ha prodotto a livello sociale imponendo la chiusura delle scuole e la didattica a distanza.
A parte alcuni margini positivi nei dati che riguardano la diminuzione del gender gap, è ipotizzabile che negli anni la situazione non supererà quelle criticità che riguardano la possibilità di frequentare la scuola e avere accesso all’istruzione. Si prevede, anzi, che peggiorerà a causa della crisi in corso. Nel 2020 si è infatti calcolato come il 90% degli studenti sia rimasto a casa in ottemperanza alle misure preventive anti-contagio e che almeno 500 milioni di studenti siano stati, e siano tuttora, privi di accesso alla didattica a distanza.
L’iscrizione nelle scuole primarie nei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto il 91%, ma 57 milioni di bambini ne sono ancora esclusi.
Si calcola che il 50% dei bambini che possiedono un’età per ricevere l’istruzione primaria ma che non frequentano la scuola vive in zone colpite da conflitti
Nel mondo, 103 milioni di giovani non possiedono capacità di base in lettura e scrittura, di cui oltre il 60% donne.
Questi due dati bastano a rendere chiaro quanto sia a rischio il futuro di milioni di bambini, bambine, ragazzi e ragazze, per cui la garanzia del diritto all’istruzione rappresenta l’ultimo riparo contro esclusione, marginalizzazione, sfruttamento e violenze.
IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE NELLA SCUOLA
Caratteristiche fondamentale del diritto all’istruzione, assunte come standard minimi che non devono essere violati riguardano la disponibilità delle strutture e dei materiali, l’accessibilità, l’accettabilità, l’adattabilità dell’educazione nel suo complesso, perché l’istruzione non può essere un qualcosa di statico, ma necessita di un adattamento costante ai bisogni e ai cambiamenti della comunità e della società in cui opera, e degli studenti a cui si riferisce, sia sotto il profilo culturale che sociale.
A partire da questi principi si è giunti nel 1989, per successivi sviluppi normativi, all’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia che prevede il rispetto e la tutela del Diritto all’Educazione con l’art. 28 e l’art. 29.
Dall’affermazione del diritto all’educazione che vede la scuola come luogo istituzionalmente riconosciuto per l’affermazione dell’istruzione obbligatoria, oggi la valenza del concetto di educazione si è ampliata fino a comprendere obiettivi di inclusione, di accoglienza, di promozione del benessere psico-sociale ed emotivo.
L’alfabetizzazione da strumentale, definita dalle competenze del leggere, scrivere e far di conto, si è arricchita di aspetti legati allo sviluppo sociale e tecnologico, con l’affermazione della necessità di un’alfabetizzazione tecnologica e digitale.
Educare nel nostro tempo è educare alla creatività, al pensiero critico, alla relazione, alla capacità di essere resilienti, dando forza agli obiettivi dell’Agenda 2030.
Il Goal 4, infatti, recita: “Assicurare un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti.”.
Una serie di parole chiave che non possono rimanere definizioni, anzi, costituire le priorità dell’agenda politica.
La giornata internazionale dell’educazione deve servire a sottolineare i traguardi da raggiungere entro il 2030.
L’educazione, preclusa a molte bambine e a molti bambini, soprattutto nei paesi più poveri, è fondamentale non solo per la crescita dei singoli individui, ma anche per lo sviluppo dell’intera società, perché rappresenta lo strumento più valido per combattere povertà, disuguaglianze, emarginazione e sfruttamento.
“L’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo. È grazie all’istruzione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione.”
Nelson Rolihlahla Mandela, (1918-2013), primo Presidente nero Sudafrica, Nobel per la pace 1993
Mirella Mazzarini
Presidente dell'Unicef Marche ed ex dirigente scolastica. Da anni è impegnata nel campo del volontariato e della pedagogia.