Può essere la scuola a misura di bambino? Come?
Adolphe Ferrière già un secolo fa proponeva la “scuola attiva”
Adolphe Ferrière, psicologo, pedagogista ginevrino (1879-1960), ha rappresentato, con il suo contributo originale, il movimento delle “Scuole Nuove”.
Diede organicità alle diverse idee che avevano ispirato i movimenti delle scuole nuove, accogliendo da Pierre Bovet quel termine “scuole attive” che diventerà il termine di riferimento nella diffusione di proposte educative innovative rispetto alla tradizione della didattica.
Ad un secolo di distanza dalla sua concezione pedagogica, l’impegno a realizzare una “scuola attiva” appare sorprendentemente attuale e lungimirante. Per Ferrière scuola attiva vuol dire scuola che rispetta il bambino nella sua spontaneità, che offre le opportunità per una libera espressione della personalità di ciascuno.
La scelta di riflettere sul pensiero di questo autore, protagonista riconosciuto a livello internazionale del rinnovamento dell’educazione, è collegata all’attualità della sua concezione del bambino e dell’insegnamento, in un tempo i cui l’attenzione alla scuola, in conseguenza della pandemia ha assunto molteplici prospettive, nel confronto, spesso aspro, che coinvolge docenti, genitori, amministratori, opinione pubblica. Il dibattito sulla frequenza scolastica, sugli spazi, sulle strutture, sulle modalità possibili di insegnare e di apprendere rende attuale la provocazione di un autore del secolo scorso, che ha posto al centro delle sue ricerche il bambino e il rispetto della sua individualità.
Può essere la scuola a misura di bambino? Come?
In un famoso epigramma, scritto in occasione del Congresso fondativo della Lega Internazionale dell’Educazione Nuova (Calais, 1921), Ferrière afferma:
La scuola è stata creata su indicazione del diavolo.
Il bambino ama la natura: è stato parcheggiato in stanze chiuse.
Il bambino vuol vedere che la sua attività sia servita a qualcosa: si è fatto in modo che non avesse alcuno scopo.
Ama muoversi: è stato obbligato a restare immobile.
Ama servirsi delle mani: è stato messo in azione solo il suo cervello.
Ama parlare: è stato costretto al silenzio.
Vorrebbe ragionare: gli è stato chiesto di mandare a memoria.
Vorrebbe cercare la scienza: gli è stata presentata già pronta.
Vorrebbe entusiasmarsi: sono state inventate le punizioni.
Così Ferrière contesta i limiti di una scuola tradizionale che soffoca la spontaneità del bambino, per cui incoraggia spazi e tempi di libertà che tengano conto degli istinti più autentici e profondi muovendo verso lo sviluppo di una personalità aperta alla socievolezza.
Ferrière non lancia solamente messaggi ideali; fu tra i fondatori del movimento dell’Éducation Nouvelle per affrontare concretamente i temi chiave dell’educazione, in particolare quelli della motivazione ad apprendere e dell’interesse. Propone metodi attivi, lavorando in situazioni educative finalizzate, sperimentando nuove modalità organizzative capaci di tener conto delle differenze individuali e di dare valore alla creatività.
Parla di slancio vitale per definire l’energia che produce la vita intesa nelle varie dimensioni: fisica, intellettuale, emotiva, spirituale. Ogni essere vivente va stimolato ed “educato” ad accrescere le sue possibilità per poter vivere sempre meglio nella relazione positiva con gli altri e con l’ambiente.
Importanti sono l’attività manuale, l’esperienza dell’agricoltura e dell’allevamento, il movimento e il contatto con la natura, oltre le escursioni e i viaggi che permettono la scoperta e lo sviluppo di uno spirito di comunità.
Il sapere proposto dalla scuola nuova si incentra su una formazione fatta di esperienza e di cultura, di sviluppo delle attitudini personali nei vari ambiti della conoscenza, dell’arte e della ricerca.
L’interesse è un concetto forte di riferimento perché permette di programmare le attività secondo gli stadi di sviluppo della personalità di ciascuno. L’organizzazione della scuola si struttura secondo moduli di attività finalizzati alla formazione del senso di responsabilità e allo sviluppo di valori etici e democratici. La scuola nuova è un ambiente di vita che tiene in conto la bellezza, che privilegia la sensibilità verso le arti, l’apertura al pensiero creativo e riflessivo.
L’idea di una scuola attiva è efficace nel progettare l’innovazione e nell’ideare contesti scolastici significativi. Ripercorrendo le proposte di Ferrière, la scuola nuova è una scuola laboratorio, realizzata a stretto contatto con la natura, in cui è possibile il lavoro individualizzato e di gruppo.
Una scuola attiva perché capace di superare indici di passività legati alla strutturazione rigida di orari e ambienti, alla relazione unidirezionale docente-alunno, alla uniformità dei programmi.
Il movimento delle scuole nuove perseguiva una grande utopia pedagogica, sviluppare la pace e formare, attraverso la scuola, personalità consapevoli del valore della pace dopo la tragedia della prima guerra mondiale.
Una grande utopia pedagogica si pone con urgenza anche per gli educatori del nostro tempo, impegnati a lavorare in una scuola capace di educare i futuri cittadini ai valori della democrazia, nel progetto di uno sviluppo sostenibile.
Ferrière scrisse numerosi libri, tra cui: L'École active (1920), La liberté de l'enfant à l'école active (1928), L'avenir de la psycologie génétique (1931), L'école active à travers l'Europe (1948), Orthogenèse humaine ou l'Ascension vers l'esprit (1960).
Mirella Mazzarini
Presidente dell'Unicef Marche ed ex dirigente scolastica. Da anni è impegnata nel campo del volontariato e della pedagogia.