Parole a 360° - I territori della comunicazione: “scrivere” un sorriso
Storia e curiosità sul significato delle emoji
C’è un nuovo territorio della comunicazione, disseminato di immagini e simboli, arricchito di icone familiari largamente utilizzate grazie allo sviluppo dell’informatica e delle sue applicazioni.
Oggi anche chi non appartiene alla generazione dei nativi digitali utilizza le famose “faccine” per inviare, tramite i vari device messaggi veloci e personalizzati. Un sorriso, impossibile da comunicare on line, diventa possibile usando la punteggiatura di un qualsiasi programma di videoscrittura e si può sorridere inviando uno smile. La volontà di arricchire la comunicazione virtuale con aspetti propri della comunicazione non verbale: gesti, sguardi, tono della voce, scaturisce dal bisogno di recuperare un’interazione sociale “faccia a faccia” connotata dal punto di vista emotivo. La comunicazione è relazione e uno smile può esprimere il calore, la gioia, la simpatia di uno scambio autenticamente umano.
Questa esigenza ha preso forma nel 1982 con le emoticon (emotion e icon) grazie all’informatico Scott Fahlman, ricercatore della Carnegie Mellon University di Pittsburg (USA), il quale propose di usare : – ) e : – ( per distinguere le battute dalle affermazioni. Sono nate da questo accostamento le icone per esprimere emozioni.
Le emoji sono arrivate più tardi, tra il 1998 e il 1999, create da una società di comunicazione giapponese tra il 1998 e il 1999 da Shigetaka Kurita. Sono vere e proprie immagini utilizzate per esprime significati specifici e utilizzate al posto delle parole che rappresentano.
Il termine emoji deriva dall’unione di “e” (immagine) + “mo” (scrittura) + “ji” (carattere). La traduzione di emoji è pittogramma (parola immagine).
Pur con le differenze legate alla loro ideazione, è difficile distinguere nettamente emoticon e emoji. Segni e faccine si modificano continuamente; resta la differenza per cui le emoji, che si contano ormai a migliaia, necessitano di un programma che ne permetta la lettura e la visualizzazione.
Anche chi possiede livelli minimi di competenza digitale può utilizzare le emoji grazie agli automatismi di scrittura di molti tipi di smartphone e facilmente le ritrova in una infinità di prodotti: oggetti di decoro, gadget, illustrazioni pubblicitarie, processi e gradimento di iniziative.
La consistenza del loro valore relazionale è indiscutibile e questo spiega la scelta dell’Oxford Dictionary che nel 2015 ha portato l’emoji che piange di gioia “The face with tears of joy” ad essere parola dell’anno!
Le icone capaci di esprimere emozioni rappresentano un cambiamento e una trasformazione delle modalità comunicativa, legate alle innovazioni prodotte dalle tecnologie digitali. Tale cambiamento realizzerà un ponte capace di avvicinare culture diverse e individui portatori di storie ed esperienze differenti? Quale influenza legherà le nuove abitudini ai contesti d’uso?
Certamente siamo di fronte ad un nuovo linguaggio: un nuovo sistema di simboli che sempre più spesso adoperiamo in sostituzione alle parole o insieme ad esse per comunicare affetto, indignazione, rabbia, entusiasmo. Oltre la sfera personale, il nuovo linguaggio riguarda anche i messaggi di lavoro che, attraverso le emoji, diventano più immediati e incisivi.
Una curiosità davvero particolare? A Londra una società ha pubblicato perfino un annuncio di lavoro per un "traduttore di emoji".
Una nota azienda produttrice di acqua ha iniziato la diffusione nel mercato di bottigliette da mezzo litro per offrire al consumatore la possibilità di scegliere la bottiglia che meglio rappresenta un proprio stato d’animo o quella in grado di trasmettere un messaggio emozionale ad un amico o a un familiare.
Un esempio, anche questo, del successo delle emoji off-line!
A proposito...
Lo sapevi che il 17 luglio è stata istituita la Giornata Mondiale delle Emoji? Un giorno speciale tutto dedicato alle faccine e delle immagini che accompagnano quotidianamente i nostri messaggi di testo.
Ma quali sono le faccine più utilizzate?
I vari report confermano che l'emoji più usata è la faccina che ride con le lacrime di gioia, mentre il cuore (❤) è al secondo posto della classifica e la faccina che soffia un bacio al terzo.
Curiosità: conosci i significati di queste emoji?
1)
Questa faccina viene spesso usata per indicare noia o delusione.
In realtà il significato che vuole trasmettere è quello della confusione. È perplesso per una certa situazione. In alcune piattaforme compaiono le sopracciglia che accentuano il sentimento di confusione. È in uso dal 2012.
2)
Questa emoji ha una doppia interpretazione.
Il significato più conosciuto è quello della faccina che manda un bacio. Ma può essere anche una faccina che sta fischiando. Secondo questa seconda versione, il messaggio che manda è "sono innocente, fingo di non aver combinato nulla".
È in uso dal 2012.
3)
Questa faccina non indica uno stato influenzale né uno starnuto.
La bolla che esce dal naso è la "bolla di sonno". Va usata per esprimere noia, poco interesse per ciò che succede, per indicare che si è annoiati. È usato nei manga giapponesi per indicare un personaggio che dorme. È in uso dal 2010.
4)
Nella cultura giapponese, le due mani congiunte indicano "per favore" o "grazie". Altri modi per cui viene usato questo simbolo, ma in maniera errata, è per una richiesta disperata, una preghiera o due mani che si battono il cinque.