Festa del papà: cosa fare quando in classe ci sono bambine o bambini a cui manca un genitore?
Una riflessione sulla Festa del Papà
Le feste per i nostri alunne e alunni sono un’occasione di divertimento e creatività e per noi insegnanti un’opportunità per verificare abilità pratiche collegate agli obiettivi di tecnologia e alle competenze di tipo progettuale.
Ciascuno di noi, se volge lo sguardo al passato, ricorderà la trepidazione con cui, da piccino, portava a casa il lavoretto fatto a scuola e lo nascondeva sotto al piatto del genitore destinatario, aspettando l’attimo in cui, per caso naturalmente, l’avrebbe scoperto e avrebbe iniziato a magnificarne la bellezza.
Se invece siamo genitori possiamo guardare il gesto dall’altro lato della medaglia: la faccia luminosa della nostra bambina o del nostro bambino mentre ci consegna il prezioso oggetto o la letterina prodotta con impegno e, ovviamente, in bella scrittura.
E non importa se il lavoretto lascia a desiderare perché la colla ha generato un disastro o se le parole del classico ti voglio tanto bene “cadono” lungo la pagina e vanno in discesa…
Esprimiamo la nostra felicità collocando l’oggetto in una posizione di prestigio, in modo che possa essere ammirato da tutti (almeno per un paio di giorni…).
Quindi, viva i lavoretti!
In alcuni casi però può accadere che la scelta di far produrre un lavoretto non sia così immediata.
Può capitare che nella classe ci siano bambine o bambini cui manca un genitore, alunni che vivono in affido o una situazione di lontananza. Che fare in quel caso?
Molte colleghe e colleghi sostengono la necessità di produrre comunque il lavoretto o la lettera, perché il resto della classe, secondo loro, non deve essere privata del diritto di godere di quel momento. Ho letto commenti che raccontano di alunne e alunni orfani che portano la letterina sulla tomba del padre. È un’opzione che personalmente trovo faticosa anche solo da immaginare.
Se volete sapere il parere di Maestra Vecchia fa buon brodo (alias Flavia Franco), ebbene io personalmente evito. La mancanza è SEMPRE un dolore. Sia che si tratti di un’assenza definitiva, sia che si tratti di allontanamento o abbandono. Un trauma sempre presente, anche se apparentemente metabolizzato. Dunque, nel timore di alimentare un dolore, di essere la causa di una sofferenza, anche piccola, anche minuscola, preferisco soprassedere.
Le bambine e i bambini che hanno entrambi i genitori, per fortuna la maggioranza, hanno altri strumenti per dimostrare l’affetto, con la presenza, gli abbracci, i baci. Sono sicura che la mancanza del “lavoretto” non potrà trasformarsi per loro in un’esperienza così traumatica.
In questo caso, è importante condividere il motivo della scelta con la classe (non davanti al bambino naturalmente) lavorando sulla condivisione di emozioni solidali, sull’empatia. Si può sempre suggerire agli alunni di produrre il regalino o la lettera a casa, in autonomia, dando magari delle indicazioni.
Una soluzione che, per me, crea solidarietà, evita ferite e aiuta a salvare capra e cavoli.
Flavia Franco
Insegnante di scuola primaria, tutor di scienze della formazione primaria, autrice di testi ministeriali e di narrativa, formatrice esperta di didattica della letto-scrittura, giornalista, blogger.