Don Milani, cento anni dalla nascita
Lettera a una professoressa
Sono passati 100 anni dalla Nascita di Don Milani, ti proponiamo una serie di articoli dedicati a questo grande protagonista del mondo della pedagogia e dell’educazione. Ti sei perso la prima parte? Leggila qui!
E ora… buona lettura!
Barbiana, Sant’Andrea di Barbiana, è una pieve sul monte dei Giovi nel Mugello, a cinquecento metri di altitudine. Barbiana non ha nulla che possa rappresentare un piccolo paese, è solamente una canonica povera tra case sperse, abitate da poche decine di anime, pastori e contadini che vivono senza acqua e senza luce. Ancora oggi si può vedere qualche cipresso e un piccolo cimitero. Don Milani ci arriva salendo per una mulattiera il 12 settembre 1954, quando viene assegnato a Barbiana alla morte del parroco di San Donato, Comune in provincia di Firenze, sua prima destinazione come sacerdote a fianco dell’anziano don Pugi. Per don Milani è chiaro da subito che non sarà la scuola di Stato a permettere ai figli dei poveri mezzadri di imparare a leggere e a scrivere, i figli dei contadini che abitano quel territorio devono soprattutto badare alle pecore e lavorare nei campi.
Così nasce a Barbiana, in modo radicale e coerente con i principi del Priore, una Scuola laica e popolare.
Don Lorenzo Milani considera la scuola uno strumento per elevare gli ultimi e l’insegnamento un atto di giustizia. Il priore di Barbiana non si pone come precursore di un metodo: nella scuola di Barbiana non c’erano voti, pagelle o bocciature, l’atmosfera era di libertà, con piani di lavoro individuali pensati in “gruppo” per insegnare la parola come strumento di relazione. Una scuola senza orari, dove si andava anche la domenica.
LETTERA A UNA PROFESSORESSA
Lettera a una professoressa dichiara apertamente il fine di questa scuola, che salva i ragazzi dall’alternativa di ripulire dal letame le stalle: una scuola “schierata” socialmente con i diseredati, gli oppressi e gli ultimi in nome dell’eguaglianza. In questo libro, fonte inesauribile di progettualità educativa, sono proposte le riforme che possono realizzare il sogno dell’eguaglianza:
1. Non bocciare.
2. A quelli che sembrano cretini dargli la scuola a tempo pieno.
3. Agli svogliati basta dargli uno scopo.
Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1967
Lettera a una professoressa è una pubblicazione scritta in modo collettivo, pubblicata dalla Scuola di Barbiana nel maggio 1967, un testo che può essere considerato il compendio, il manifesto di don Milani e dei suoi alunni contro la scuola classista, non certamente inclusiva, non pensata per i poveri. Don Lorenzo muore nel giugno 1967, a 44 anni, a casa di sua madre dove si era trasferito quando l’incalzare della malattia ai polmoni aveva reso necessarie cura e assistenza continue, quando l’uso della parola era diventato impossibile. Quelle parole che hanno costituito il nucleo della pedagogia di don Milani, risorsa per confrontarsi con la realtà, per dialogare, quelle parole che egli presentava ai suoi ragazzi per farle vivere, analizzarle, seguirne lo sviluppo e le trasformazioni in una scuola “aderente” alla realtà sociale e culturale.
Lettera a una professoressa presenta una scuola dove la comunicazione supera i confini geografici di Barbiana, per intercettare, attraverso il giornale e la corrispondenza, oltre il libro di testo, la possibilità di riscatto dall’analfabetismo e dall’ignoranza. La didattica di don Milani è ispirata dalla fedeltà al Vangelo e dalla passione educativa, privilegia, oltre programmi predefiniti e formalismi, la parola e il dialogo. La pedagogia di Don Milani è una pedagogia della cooperazione che mira a educare gli alunni sul piano civico, tramite la conquista della lingua, che rende possibile partecipare attivamente alla società. Infine, è una pedagogia che privilegia la presa di coscienza della propria dignità e la responsabilità nei confronti del prossimo, specie se più debole. La strategia didattica è quella del mutuo insegnamento per cui i ragazzi più grandi insegnano ai più piccoli, chi sa di più a chi sa di meno.
L’orizzonte dell’operare di don Milani è la scuola come strumento di giustizia. Il Vangelo e la Costituzione sono i parametri di quella coerenza che rendono don Lorenzo «Trasparente e duro come il diamante, doveva subito ferirsi e ferire», secondo la definizione che di lui ha dato don Raffaele Bensi, suo padre spirituale, dalla conversione alla morte, unico custode del segreto della sua fede.
Mirella Mazzarini
Presidente dell'Unicef Marche ed ex dirigente scolastica. Da anni è impegnata nel campo del volontariato e della pedagogia.