Didattica a distanza: 10 consigli CURA EMOZIONI
Insieme alla trasmissione di materiale didattico è indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con gli alunni sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.
Sono giorni difficili questi.
Giorni in cui abbiamo dovuto inventarci un mondo nuovo, un mondo piccolo piccolo, fatto di poche stanze e una finestra.
A farci sognare è rimasta solo la pubblicità: vedere volti sorridenti che passeggiano, corrono nei prati, viaggiano, fanno la spesa, ci fanno sembrare una chimera anche un semplice pic-nic, ricordandoci il valore delle azioni più semplici, che spero non dimenticheremo in fretta.
Per il resto, ansia, inquietudine, tristezza, paura.
In questo panorama doloroso e complesso, la risposta della scuola e dei suoi insegnanti è stata immediata, traducendosi in migliaia di proposte veicolate in forme diverse.
Piattaforme, schede, compiti, video-lezioni, meeting, mail, WhatsApp…
Un universo che da una parte è l’unico veicolo per connettere scuola e alunni, dall’altra ha generato anche difficoltà da gestire per le famiglie: mancanza di Pc o stampanti adeguati, assenza di connessione, competenze insufficienti, figli in classi o ordini di scuola differenti, difficoltà di gestione delle molte richieste.
Ma come vivono i bambini tutto questo? Quali emozioni provano travolti da brutte notizie e da fosche previsioni? Come metabolizzano l’ansia dei loro genitori? Come vivono la terribile esperienza dei decessi? Che cosa provano i loro genitori?
Questo interrogativo ci coinvolge totalmente, come insegnanti e come educatori, e da più parti, sui social come nelle conversazioni telefoniche rimbalza la domanda: come modulare la didattica a distanza?
È fuori discussione che la cosa più semplice sia la trasmissione dei contenuti e degli esercizi. Bastano, come abbiamo detto prima, una mail, WhatsApp, una piattaforma per assegnare letture o attività di studio (leggi pag., studia da pag., guarda il video, completa l’esercizio…).
Ma siamo sicuri che la semplice trasmissione di questi materiali impersonali si la risposta giusta?
In questa situazione dolorosa, oggi più che mai è necessario tenere conto delle emozioni che i bambini e le loro famiglie stanno vivendo. Se riteniamo questo aspetto essenziale nella didattica quotidiana, a maggior ragione dovremmo considerarlo adesso.
Pertanto, insieme alla trasmissione di materiali di per sé asettici, sarà indispensabile mantenere un rapporto “caldo” sia con i bambini sia con i loro genitori, mettendo al primo posto le EMOZIONI che essi provano.
A tal proposito vi elenco alcune scelte “CURA EMOZIONI” che ho messo in atto e che possono risultare utili in questo momento così doloroso:
- Accompagnare le richieste con lettere o commenti in cui si parla di emozioni, si chiede ai bambini quali emozioni stanno vivendo, si esplicitano le emozioni dell’insegnante, per condividerle e renderle più leggere, sempre in un’ottica di speranza e fiducia nel futuro.
- Scrivere ai genitori chiedendo loro se il carico di consegne risulta adeguato, invitandoli a segnalare eventuali difficoltà e rassicurandoli sul programma. Tutto si può riprendere. Cinque anni di scuola sono lunghi! Manifestare loro affetto ed empatia, racchiudendoli in un abbraccio collettivo: tutti abbiamo paura!
- Se possibile, mettere da parte la ritrosia e registrare audio o piccoli video in cui si salutano i bambini e si mandano messaggi positivi e rassicuranti: i bambini hanno bisogno di vederci “fisicamente”.
- Lasciare liberi i bambini di effettuare i compiti assegnati secondo le loro possibilità: è assurdo pretendere che lavorino ogni giorno o che svolgano tutti gli elaborati inviati in un periodo prestabilito. Nelle case ci sono problemi di ogni tipo, preoccupazioni per la salute, per gli approvvigionamenti, per i parenti lontani e forse anche per i soldi. E non sempre i bambini avranno la forza o la voglia di lavorare. Pertanto, non assilliamoli imponendo ritmi assurdi.
- Assegnare attività ludiche o manipolative: assegnare compiti in cui il bambino deve costruire, creare, inventare nuovi giochi oppure indicare link (dove possibile) in cui il bambino trovi balli e canti da poter riproporre nelle lunghe giornate chiusi in casa.
- Non procedere in ordine sparso ma coordinarsi con i colleghi in modo che l’invio dei lavori avvenga in un’unica soluzione. Immaginate che cosa succede nelle case se tutti i momenti arrivano richieste dall’insegnante di italiano e poi da quella di inglese e poi da quella di matematica e poi; moltiplicate l’effetto se si hanno figli in altre classi e altri ordini di scuola…
- Non preoccuparsi del famigerato PROGRAMMA, la situazione è talmente eccezionale che richiede riflessioni razionali: davvero pensiamo che cinque anni di scuola possano essere inficiati da un paio di mesi di stop?
- Evitare schede da stampare e utilizzare il più possibile i libri di testo: le case editrici li hanno anche resi utilizzabili liberamente on-line proprio per questo. E poi, siamo sicuri che in tutte le case ci sia una stampante? So di genitori che passano il tempo a “ricopiare” schede per i loro bambini…
- Non pretendere che tutti i bambini “restituiscano” i lavori, non sappiamo cosa succede nelle loro case, soprattutto nelle situazioni di bambini non italofoni o in difficoltà di vario genere.
- Valutare con frasi incoraggianti e positive SEMPRE. Quali altre modalità valutative si possono pensare per elaborati prodotti in simili condizioni?
E per il benessere dei colleghi un consiglio: non facciamo la gara a chi fa di più, a chi produce più cose, a chi avvia più piattaforme, a chi registra più videolezioni.
Non è affatto necessario, non ci viene chiesto di fare gli eroi o i primi della classe. Agiamo come abbiamo sempre agito, utilizzando gli strumenti di cui siamo sicuri, senza preoccuparci del confronto con altri.
Manteniamo viva la relazione, curiamo le EMOZIONI dei nostri alunni, dei loro genitori e anche le nostre, perché pure noi siamo in trincea.
Dunque, non complichiamoci la vita, che in questo momento già è difficile così.
Vi abbraccio tutte e tutti.
Flavia