Conosciamo il pittore Raffaello Sanzio attraverso le sue opere: la Fornarina
L’amore e il mistero, la storia e la leggenda, i temi e le suggestioni.
La Fornarina, 1520 circa, olio su tavola, cm 87 x 63, Palazzo Barberini, Roma
La grande mostra dedicata a Raffaello Sanzio (1520-1483), organizzata a Roma dalle Scuderie del Quirinale in occasione del V centenario dalla morte dell’artista, dal 2 giugno è di nuovo visitabile, aperta fino al 30 agosto 2020.
Tralasciando le visite online, pochi finora hanno potuto ammirare i capolavori del genio urbinate in un contesto di così alto valore culturale.
L’opera che per la sua celebrità e il suo valore è unanimemente ritenuta icona della mostra è “La Fornarina”, il dipinto che più di ogni altro avvicina alla dimensione intima di Raffaello, alla sfera dei suoi sentimenti, al canto dell’amore.
Chi è la donna ritratta da Raffaello?
Per molti una giovane bellissima che Raffaello notò ad una finestra, intenta a pettinarsi i capelli mentre sostava nella zona del Lungo Tevere, non lontano da Villa Farnesina dove lavorava alla realizzazione degli affreschi della villa di Agostino Chigi. L’amore fiorì proprio negli ambienti della grandiosa residenza del ricchissimo e potente banchiere, amico e committente di Raffaello, e la giovane donna divenne la musa ispiratrice e la modella delle opere dell’artista.
Le notizie biografiche rimandano, pur con delle approssimazioni, a Margherita Luti, figlia di Francesco, fornaio. Gli interrogativi possibili hanno contemplato la figlia del fornaio ma anche una cortigiana o prostituta.
Certo è che nel corso dei secoli La Fornarina è diventata l’immagine della donna amata da Raffaello di un amore incondizionato, dolce a appassionato.
“Qui abitò colei che fu amata da Raffaello Sanzio”, questa la scritta che può essere letta sulle mura di una casa in via del Governo Vecchio, a ricordo o testimonianza di un amore profondamente corrisposto che vide Margherita fedele oltre la morte dell’artista, tanto da ritirasi, per il resto dei suoi giorni, nel convento di Sant’Apollonia.
Il ritratto fu dipinto tra il 1518 e il 1519, poco prima della morte dell’artista, non ha committente e questo ha fatto considerare come vero il fatto che Raffaello l’abbia dipinto per sé.
Romanticismo e sensualità si fondono magicamente in un dipinto che esalta una bellezza reale, resa con i tratti decisi e al tempo stesso teneri, gli occhi scuri, la pelle candida, le forme morbide. Secondo modelli della statuaria classica, la donna appare come dea dell’amore, con gesti che sembrano nascondere e al tempo stesso svelare. Pudore o impertinenza? Sicuramente fascino intrigante.
Dettaglio significativo il bracciale che avvolge il braccio sinistro sul quale può essere letta la firma dell’autore “Raphael Urbinas”, sicuramente un pegno d’amore.
Sullo sfondo del ritratto, quasi a dare risalto ai lineamenti della figura, il cespuglio di mirto e il ramo di melo cotogno, simboli di fertilità.
Altro dettaglio carico di significato la perla che rende preziosa l’acconciatura di Margherita e che, nella lingua latina, è denominata ”margarita”. Quale omaggio più raffinato di un amante alla sua donna?
A “La Fornarina” si sono ispirati artisti dei vari generi, dal teatro, alla musica, alla letteratura, che hanno proposto al pubblico, nello svolgersi dei secoli, la lettura e la rilettura di un’opera sempre da esplorare, per cercare di rendere o di cogliere l’amore e il mistero, la storia e la leggenda, i temi e le suggestioni con cui Raffaello sa parlare agli uomini di ogni tempo.
Dopo cinquecento anni questo ritratto continua a suscitare ammirazione e noi continuiamo a lasciarci incantare dallo sguardo pieno di fascino della donna che Raffaello ha reso immortale.
Dedichiamo a Raffaello e alla sua amata Fornarina questi versi:
Ti faccio spazio dentro di me,
in questo incrocio di sguardi
che riassume milioni di attimi e di parole.
(Pablo Neruda)