La lezione di Rousseau
Tra natura e cultura: un progetto educativo possibile
Un nuovo anno scolastico è già iniziato: esperienze che si ripetono in situazioni consolidate di impegno nella comunità scolastica e, insieme, attività che richiedono slancio progettuale in contesti operativi sempre in trasformazione. La proposta di settembre, per questo nuovo cammino, vuole essere una sosta di riflessione, finalizzata a considerare la valenza di un grande nome dell’educazione, un “estremista” del pensiero filosofico e pedagogico. Un autore che potrebbe sembrare lontano dal nostro tempo, desueto nel linguaggio e nella ricerca, ma che è da ritenere attuale per spessore di analisi e dichiarazione di finalità.
Così iniziamo il cammino con la guida di Jean-Jacques Rousseau, filosofo, pedagogista svizzero (Ginevra, 28 giugno 1712 – Ermenonville, comune francese, il 2 luglio 1778), tra gli autori maggiormente rappresentativi del pensiero del XVIII secolo. Ci avviciniamo a lui come a una fonte critica della realtà che viviamo, considerando la sua teoria sotto gli aspetti sociali, politici e culturali. Rousseau è alla ricerca di una nuova dimensione antropologica, che persegue sollecitando prospettive legislative ed educative finalizzate all’uguaglianza tra gli uomini, visti come cittadini. L’educazione per Rousseau deve fondarsi sull’uomo come essere autonomo, non essere condizionata da norme sociali. L’insegnante educatore dovrà agire in modo da favorire l’evoluzione “naturale” dell’individuo senza forzature, utilizzando una metodologia rispettosa dell’evoluzione di ciascun individuo.
Il livello del suo coinvolgimento nel nostro tempo riguarda un progetto pedagogico volto ad educare un uomo e un cittadino per una nuova società. Rousseau può essere letto per ritrovare la spinta a un modello culturale che richiama una nuova idea di individuo. Il grande pensatore sviluppa un romanzo pedagogico che narra il rispetto dell’educando nei diversi momenti che caratterizzano la sua età. Nell’ ”Emilio, o dell’educazione”, il testo in cui esplicita la sua visione educativa, egli anticipa l’idea di età evolutiva che solo molto più tardi troverà la sua affermazione scientifica.
L’opera, scritta nel 1762, afferma nelle righe di apertura: “Uscendo dalle mani dell’Autore delle cose tutto è bene, ma tutto degenera tra le mani dell’uomo. Egli costringe una terra a nutrire i prodotti di un’altra, … mescola e confonde i climi, gli elementi, le stagioni” (Emilio, Libro primo, I, L’educazione e la natura).
Ecco allora la necessità di una educazione positiva, che metta l’alunno al riparo dalla corruzione della società, che promuova l’apprendimento nel contatto con le cose e gli elementi della natura. Una istanza educativa che manifesta un valore politico che Rousseau definisce in altri testi della sua ampia e articolata produzione.
Per rinnovare la società occorre rifondare l’educazione con il progetto di un “uomo nuovo”, un cittadino forte di una moralità che lo porti a coltivare interessi volti alla relazione con gli altri e alla reciprocità per il bene della collettività.
L’apparente opposizione natura-cultura è destinata quindi a risolversi perché Rousseau sostiene che la bontà naturale dell’individuo non si trova in opposizione alla realtà sociale, alla tradizione e alla cultura. Il destino di Emilio non è vivere lontano dalla società per poter sviluppare le qualità della sua personalità.
E’ l’educazione che permette all’individuo di vivere nella società senza essere travolto e sopraffatto da bisogni che annullano la sua identità. Con l’educazione l’individuo può conquistare la libertà del pensiero critico e l’autonomia dell’agire. Molti aspetti della trattazione di Rousseau ne fanno un pensatore pienamente calato nel suo tempo e lontano dalle istanze della nostra contemporaneità, tuttavia l’affermazione della centralità del bambino lo rendono interessante e coinvolgente. Altro principio fortemente significativo riguarda l’attenzione all’educazione non delle parole ma delle cose che favoriscono la scoperta autonoma del modo da parte dell’alunno che apprende. Emilio è un modello, un allievo ideale ma non per questo inconsistente. A Rousseau, nella veste di precettore, interessa dimostrare come Emilio possa diventare il cittadino ideale, personalità capace di rappresentare una nuova generazione, una generazione capace di interpretare e dare risposte alle urgenze anche del nostro tempo, in termini di competenze di cittadinanza responsabile e consapevole.
“Uomini, siate umani, è il vostro primo dovere; siate umani verso tutte le condizioni, verso tutte le età, verso tutto ciò che non è estraneo all'uomo. Quale saggezza può mai esistere fuori dell'umanità? Amate l'infanzia; favoritene i giuochi, le gioie, le amabili inclinazioni. Chi di voi non ha rimpianto talvolta questa età in cui il riso non si spegne mai sulle labbra e l'anima è sempre serena?” — (Jean Jacques Rousseau, in "Emilio o dell'educazione")
Mirella Mazzarini
Presidente dell'Unicef Marche ed ex dirigente scolastica. Da anni è impegnata nel campo del volontariato e della pedagogia.